“Luoghi, culture e setting Multifamiliare”
Abstract dell’intervento di Maria Luisa Rainer al convegno LIPSIM (Roma, 25-27 novembre 2022)
Sono M. Luisa Rainer, non sono una professionista ma semplicemente la mamma di due persone che hanno problemi di salute mentale, e intervengo qui non perché esperta di Psicoanalisi Multifamiliare, ma per raccontare la mia esperienza avendola sperimentata personalmente con uno dei miei figli.
Sono anche presidente dell’associazione Psiche Lombardia, che supporta da 25 anni familiari di malati psichici a Milano e hinterland.
Psiche Lombardia nasce nel 1998 ad opera della prof. Elena Rocca, con l’idea che i “malati” trovavano le cure necessarie presso le istituzioni pubbliche, e invece per i loro familiari non c’era ascolto, né alcunché potesse alleviare la loro sofferenza.
Ho iniziato il mio percorso in PL nel 2002, e la mia prima domanda è stata: forse sono stata una mamma troppo severa?
Non c’è stata risposta né ascolto rispetto al mio dubbio, che nasceva dalla sensazione che il malessere dei miei figli riguardasse anche me e la mia storia.
Dal 2002 al 2007 ho frequentato un gruppo per familiari condotto da un terapeuta che trasmetteva certezze, che sembrava sapere cosa era giusto e che cosa sbagliato, che ci dava l’idea che i sensi di colpa erano solo zavorra da buttare via, che il nostro gruppo era l’unico al mondo a conoscere e a sapere: da una parte c’eravamo noi, dall’altra c’erano tutti gli altri….
Poi mio figlio è stato accolto nella Comunità terapeutica Cima del gruppo Redancia diretto da Silvia Rivolta, e subito ho avuto la sensazione che non ci fosse un “noi” e un “loro”, che eravamo tutti coinvolti, tutti nella stessa barca a cercare di remare insieme nella stessa direzione, per un miglioramento che doveva essere di tutti o non c’era.
Ho imparato ad ascoltare, a sentire che nel gruppo potevo trovare risposte ad antiche domande, con l’aiuto di mio figlio e di tutti gli altri.
Nel frattempo sono diventata presidente di Psiche Lombardia e col tempo è nata l’esigenza di trovare nuovi terapeuti per l’associazione, data l’aumentata richiesta. Ho pensato subito alle persone della Comunità Cima e Silvia Rivolta ha accettato di collaborare per il gruppo di familiari della Brianza. Così, non appena il vecchio terapeuta ha lasciato quel gruppo, abbiamo pensato di coinvolgere anche i “malati”: proposta subito accolta da tutti i partecipanti. Nel frattempo in Brianza è arrivata anche Caterina Tabasso, conosciuta attraverso Silvia, e che è stata l’ultimo grande e prezioso acquisto dell’associazione: l’abbiamo subito coinvolta nel Gruppo Multifamiliare brianzolo.
Non è stato affatto facile fare accettare al vecchio terapeuta, che era stato anche presidente di Psiche Lombardia prima di me, la nuova realtà: quello che sentivo da parte sua era un giudizio nei riguardi miei, di Silvia e di Caterina, come se stessi tradendo la linea che lui aveva tracciato. Io non volevo né approvazione né disapprovazione, volevo una relazione alla pari e non di sudditanza, volevo semplicemente rispetto per il mio ruolo.
Ricordo il livore con cui siamo state trattate, ricordo un’assemblea dei soci in cui sono stata pubblicamente accusata di aver imboccato la strada verso l’involuzione… Per superare la diffidenza dei vecchi soci e poter avere l’approvazione definitiva del nuovo metodo di cura da parte del Consiglio direttivo, ho aspettato nuove elezioni, quindi il rinnovo della mia carica e del Consiglio, e finalmente dopo due anni di “sperimentazione” adesso possiamo lavorare in modo ufficiale e trasparente.
Credo che senza questo risultato mi sarei dimessa, e forse qualcuno dei nostri soci lo aveva capito.